La Fiducia

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Che cosa vuol dire avere fiducia? E’ una cosa che riguarda noi o gli altri? Quando diamo fiducia a qualcuno, lo stiamo facendo per non avere un altro grattacapo per la testa? Credete che dare fiducia sia facile? O sia più facile riceverla? Siete fra quelli che danno fiducia o che riescono ad ottenerla facilmente? Come vi comportate quando desiderate fiducia? Come si riconquista se l’avete persa in voi stessi e negli altri? Scusate se vi pongo tuti questi quesiti e tutti in una volta sola ma quella che sembra una sciocchezza poi, diventa un dramma proprio perchè abbiamo dato fiducia. Riflettete bene sulle domande che vi ho appena posto e adesso fatevene una, la più importante secondo me: quando si deve dare fiducia? Prima o dopo un determinato periodo di tempo? E qual è questo periodo? Quanto dura prima di…? E quanto dura dopo? Fino alla prossima occasione? E qual è l’occasione per cui dai o ricevi fiducia? Pensate alla volta in cui l’avete persa nei confronti di qualcuno, pensate alla volta che qualcuno l’ha persa nei vostri confronti. E’ stata anche la fine del vostro rapporto? Qualunque esso fosse. 

Queste domande sono il fulcro della nostra esistenza. “Esagerata!” –  potrebbe dire qualcuno – ma  pensateci. Tutte ma proprio tutte le nostre relazioni si basano sulla fiducia, quella che diamo e quella che riceviamo e personalmente quando qualcuno crede in me io sto malissimo solo al pensiero di poter perdere la sua fiducia e quindi deluderlo. Il fatto è che ogni giorno diamo fiducia, senza neanche rendercene conto. Entrando in una pescheria o chiamando un tecnico che possa aggiustare qualcosa che si è rotto,  diamo fiducia. Ci fidiamo a priori di qualcuno che ci sta consigliando qualcosa, dal pesce da comprare al pezzo di ricambio da montare. C’è una leggera differenza però, non ci stiamo fidando davvero, siamo “costretti” dal fatto che non abbiamo competenze in quella materia o peggio: non abbiamo alternative. Da qui però ne deriverà un’esperienza, quindi torneremo a comprare in quella pescheria o richiameremo lo stesso tecnico. Quindi la fiducia deriva dall’esperienza (?) cioè dal fatto che avendo vissuto un’esperienza, l’abbiamo fatta nostra e consigliata a qualcun altro garantendone il successo e anche quella persona è rimasta soddisfatta? C’è una  cosa molto importante da sottolineare: la fiducia non va confusa con la fede

Fiducia deriva dal latino fides, che significa “riconoscimento dell’affidabilità dell’altro”, indica, cioè, qualcosa che si conquista nella relazione e, necessariamente, richiede l’incontro con l’altro, un contatto.

La fede è un atto assoluto, non prevede relazione o incontro; alla fede ci si deve abbandonare. Quindi si potrebbe dire che soltanto dopo tutto questo daremo fiducia.

Per me la fiducia è un atto istintivo che comunque richiede il bisogno di  familiarizzare, di condividere, di saggiare la lealtà di chi ci sta davanti, in una sola parola di esporci. Quando abbiamo stabilito intimità, diventiamo sicuri che se il depositario della nostra fiducia dovrà decidere per noi e lo farà nel nostro interesse. Può accadere in un momento non preciso della nostra relazione o può non accadere mai. Questo non significa che devo darti fiducia a prescinderemo che lo faccio perchè ho fiducia dei sentimenti. I miei. 

Non tradite mai la fiducia nei vostri sentimenti o tradirete voi stessi, o quelli non erano sentimenti veri. Chi ripone fiducia nei sentimenti che prova, chi crede fortemente nei propri sentimenti: crede veramente in se stesso. Questa è la prima vera forma di fiducia. Mentre per qualcuno si tratta di un atto sospeso, io credo fortemente che la fiducia sia il più grande atto d’amore e di conforto che possiamo dare a noi stessi.

Non fidatevi mai degli altri se non prima di voi stessi e dei vostri sentimenti.  

L’IMBRIGLIO(NE)

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Forse non vi ho mai raccontato che una delle mie passioni più grandi sono gli imbroglioni. Mi fanno tenerezza. Li trovo così… sprovveduti. Siamo nel XXI secolo ma la madre dei cretini è sempre incinta, nel senso che ripeto: siamo nel XXI secolo, ma come speri di non essere sgamato? 
Notoriamente noi donne siamo dei segugi, abbiamo occhi e orecchie dappertutto, il sesto, il settimo e pure l’ottavo senso e tra poco, quando si potrà leggere nel pensiero, anche se molte di noi già lo fanno, gli imbroglioni saranno fottuti. Non sapete quante volte ho fatto finta: ero veramente curiosa di vedere fino a che punto si sarebbero spinti. Con i loro imbrogli c’è solo da ridere, sono un mix tra una un film di Lino Banfi e un cinepanettone. Riescono ad ingarbugliare le cose e, a volte, ho fatto veramente tanta fatica per non smascherarli nel giro di 3 ore. Cioè un imbroglione deve avere innanzitutto ottima memoria (dovrebbero tenere un diario), invece che fa: dimentica. Perché l’imbroglione non è che poi abbia tutta sta fantasia, è bravo ad omettere, quello si, proprio perché inventare sarebbe anche un esercizio di stile che non ha. 
Una volta sono uscita con uno e a un certo punto UDITE! UDITE! ero io a suggerirgli le cose, praticamente gli mettevo le parole in bocca e lui annuiva o proseguiva il discorso, secondo me nella sua testa si stava inorgogliendo pensando a quanto  avesse omesso bene. Sciocco! MA CHE RIDERE! Gli imbroglioni fanno ridere, sono comici e nemmeno lo sanno. 
La cosa su cui mentono, ovviamente, è la situazione sentimentale: “single da 8 mesi, separato in casa, dormiamo in stanze diverse, lo facciamo per i figli, lei mi ha tradito (!!!)”. Questa cosa del tradimento la dice tutta perché in realtà è lui che la sta tradendo o ci sta provando, mentendo a una che nemmeno se la merita sta bugia.Tutte ci siamo cascate ma non facciamocene un cruccio, siamo la preda perfetta perché siamo delle romantiche e quindi ci abbiamo creduto troppe volte fino a quando si impara, anche se qui bisognerebbe aprire un capitolo molto importante sulla fiducia, NEXT POST! GIURO! E così ho capito che se vuoi una serata divertente esci con un imbroglione e stai al gioco! Sarà meglio di un episodio di Friends anche se poi bisogna ammetterlo, l’amarezza resta. Che poi in tutta onestà, cari imbroglioni, vi posso dire una cosa? Vuoi tradire la tua donna, non condivido ma ammetto che potrai pure avere i tuoi motivi, dalla scarsa attenzione nei suoi riguardi, alla poca attrazione, routine, nessun sentimento che ti leghi più veramente a quella persona, ok! Dici all’altra il motivo per cui lo stai facendo. Fosse anche solo perché provi una forte attrazione sessuale nei suoi riguardi. Almeno hai detto una bugia in meno che ti darà una chances in più per non avere ripercussioni.  

Karma (e sangue freddo)

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Quasi ogni giorno (e sono sicura anche voi), mi sento dire raccontando episodi di vita più o meno profondi: “sarà il Karma“. In maniera sbrigativa, tipo spot pubblicitario, i miei interlocutori mi liquidano dando la colpa o il merito a questo benedetto Karma che – cito testualmente la Treccani – è una parola che viene dal sanscrito ed è un termine che nella religione e filosofia indiana indica il frutto delle azioni compiute da ogni vivente, che influisce sia sulla diversità della rinascita nella vita susseguente, sia sulle gioie e i dolori nel corso di essa; concepito anche come forma di «destino», non come forza arcana e misteriosa, ma come complesso di situazioni che l’uomo si crea mediante il suo operato. Quindi siamo noi che attraverso le nostre azioni determiniamo la nostra vita. Applausi e sipario: questo post potrei chiuderlo qui adesso. Non per sminuire la cultura indiana ma anche Gesù Cristo così come probabilmente anche tutti gli altri culti ne parlano. Ora, puoi crederci oppure no, puoi pensare che sta cosa del Karma è una stupidaggine e qui nessuno ti giudicherà per questo ma devo raccontarvi la mia esperienza.

Qualche settimana fa avrei commesso un’azione che non mi avrebbe reso una persona migliore, al contrario, me ne sarei pentita forse per il resto della mia vita poiché pur avendo mille difetti, provo a rendere e difendere quanto di più puro c’è nel mio animo e certe cose, inevitabilmente, ti sporcano. La vita, ogni giorno, ci mette a dura prova, cerca appunto di sporcarci, con invidie e meschinità, le nostre e degli altri, alle quali dobbiamo necessariamente rispondere con “Karma e sangue freddo”. La battuta calza a pennello, poiché per superare certe cose devi davvero impegnarti come un Dio, avere tanta pazienza, tanta educazione e tanto buon senso che tante volte nemmeno bastano ma grazie a queste il Karma si compie. Ma solo tu nel profondo del tuo animo sai che si è compiuto, a quel punto, non ci  pensare più. Non pensare che aiutando una persona per strada il Karma ti donerà un amore più forte o un avanzamento di carriera, il Karma spesso ci mette tempo anche anni se necessario per compiersi e ripeto è silente anzi muto proprio.

C’è stato un momento in cui mi ero convinta che niente mai più sarebbe andato bene o persino migliorato. Davanti a me vedevo porte chiuse, anime cupe, problemi, paure, dolore. E mentre gli altri continuavano a ripetermi che dovevo superare quel dolore mentre io non potevo perderlo perché  perderlo voleva dire perderlo e nonostante fosse dolore io non volevo. E poi mica metti una freccia, acceleri e superi. 

Anche per questo ho lasciato andare persone, occasioni o cose che somigliavano a qualcosa di buono solo perché ero sicura che sarebbero finite male. E qui il Karma, c’entra molto poco! Anzi pensavo di aver preso io il sopravvento e la gestione del Karma proprio evitando che le cose accadessero.

Così qualche settimana fa qualcuno comportandosi in maniera scorretta mi stava sporcando ma ho avuto vicino il Karma di due persone che hanno riaperto il mio e lo hanno aiutato a non farlo. Questo perché il Karma trova sempre e comunque il modo di raggiungerti (e salvarti). 

 

 

Ghosting

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Entrare e uscire. Controllare ripetutamente a distanza di una manciata di secondi se ha ricevuto, letto, risposto al messaggio. Aspettare. Restare appesi interminabili minuti a volte ore. Che casino le relazioni ai tempi delle App! Mio Dio perché? Che motivo c’era di farci questo?!? Non bastava la confusione dentro e fuori di noi! Intanto le nostre amiche non fanno altro che ripeterci: Meriti di meglio!  Sono d’accordo, allora alza il culo dal divano e vammelo a cercare tu questo meglio! E pensare che tutto comincia in maniera carina, le prime chat fatte di faccine e cuoricini, foto, momenti di vita quotidiana, stupidità, battute e risate, parole e interminabili chiamate quando in realtà si faceva prima a vedersi. Però è bello così, nel ventunesimo secolo si fa così, mentre Romeo e Giulietta chattavano da una finestra ma almeno in viva voce, noi mandiamo note vocali, GIF ed emoticons, del resto l’attesa aumenta il desiderio. Poi cominciano i tempi morti, i silenzi, le spunte blu alle quali non risponde, l’impazienza e il nervosismo. Si chiama ghosting ovvero l’arte di diventare dei fantasmi, sparire improvvisamente, smettendo di rispondere a chiamate, messaggi, email, anche se fino a quel momento sembrava tutto andasse bene. Qualcuno potrebbe dire che non c’è niente di nuovo: gli stronzi e i vigliacchi sono sempre esistiti. Io non mi faccio fare ghosting, sparisco prima, quando intuisco che lo sta per fare a me. Per cui se a un “ok, ci sentiamo domani” intuisco che non ci sarà un domani archivio la chat e vado avanti. Il bello è quando lo chiami e non risponde e poi forse ti scriverà due giorni dopo dicendoti che stava a cena e non poteva rispondere: bello mio, se stai a cena e non puoi rispondere al telefono sei fra le venti persone più potenti al mondo (e non mi pare), per cui se necessario uno si alza da tavola, si allontana, risponde e ti dice che sta a cena con delle persone. E voi gli direte che non volevate disturbare e che dunque vi risentirete in un altro momento. Si chiama educazione e giustamente cozza di brutto col ghosting. Ma del resto, se devi sparire devi farlo bene quindi con maleducazione.

Tutti vi hanno parlato di ghosting così come io ho appena fatto adesso ma nessuno vi ha mai parlato del  post ghosting, cioè il ghosting a tempo indeterminato. Un paio di giorni fa ricevo un messaggio: “allora? quando vengo a trovarti a Milano?” Manco so di chi è il messaggio tanto sarà passato dall’ultima volta che ci saremo visti o sentiti o è talmente deficiente che ha cambiato numero e non me lo ha comunicato. Il fatto è che in mezzo a questi deficienti ovviamente c’è pure uno che poco poco ti interessa, si insomma, al quale vorresti dare una chances che è sempre l’ultima anche se è la decima volta che lo dici, quello con cui non riesci a fare ghosting. E quindi anche se una volta ogni 7000 anni ti scrive, tu scema, gli rispondi e a questo punto devi scegliere: o cominci a mettere i soldi da parte per lo psicanalista oppure fai come me: tieniti occupata (anche perché non puoi andare dallo psicanalista ogni volta che uno ti fa ghosting, quanto ti deve costare???).Iscriviti dunque a un corso di acqua gym, frequenta un tennis club, fai equitazione o kick boxing, insomma fai attività che ti tengano occupata e lontana dal cellulare per ore e ore così da non avere la tentazione di contattarlo e qualora l’avessi, ne fossi impossibilitata dall’attività che stai svolgendo. Prediligi attività a vocazione maschile che magari incontri pure uno che te lo fa dimenticare fosse anche solo per due ore. Questo tenersi occupati a volte mi è costato centinaia di euro che forse facevo bene ad andarci dallo psicanalista! o centinaia di infinite note vocali ad amiche che con coraggio le ascoltavano pur di non farmi commettere l’errore di ricadere nel vortice della sudditanza da ghosting. Che poi io lo subisco di brutto perché aspetto, non sono una che scrive e riscrive, contatta e ricontatta, cioè non sono così sottona, io aspetto e spero. Qualcuno per questo pensa che sia una tosta, dura e impenetrabile e un pò è così perché comunque a tutto c’è un limite e io al mio orgoglio non rinuncio; ma una di quelle volte che evidentemente volevo salvarlo a tutti i costi, ho comprato un frullatore e penso che nel mio inconscio l’idea era quella di frullargli le palle ma tanto non le aveva quindi ho speso davvero inutilmente questi soldi. Per non parlare di quella volta che ho comprato un pacchetto di lezioni private di tango e dopo la prima milonga il maestro, tale Alejandro, bello, focoso e argentino, mi ha espressamente chiesto di lasciarlo guidare, perché nel tango è l’uomo che conduce. Vagli a spiegare a uno che emana testosterone da tutti i pori che stavo sotto a un treno per uno che non aveva risposto a un mio whatsapp di tre giorni prima e che dunque anche per questo è difficile affidarsi completamente ad un uomo. Ho risolto la questione non andando più alle lezioni di tango. Meno male che era uno di quei Groupon che costano quanto una pizza e una birra e forse era meglio andarmela a mangiare davvero quella pizza e chissà…magari cuccavo pure!  Maledetta Me!

Sbagliata

Qualche giorno fa facevo due chiacchiere con una collega di lavoro, una ragazza deliziosa, ventenne giustamente irrisolta. Uso questo termine con tenerezza nel senso che ormai che ho appena superato gli “anta”, non dico che mi sento di dispensare consigli ma qualche  esperienza ce l’ho, per cui la ascoltavo con tenerezza. Sentiva di dover essere necessariamente qualcosa, di dover  fare la cosa giusta che magari era semplicemente quella di non esporsi troppo sotto tutti i punti di vista: lavorativo, sentimentale, personale. Voleva sapere a tutti i costi qual è la cosa giusta da fare e anche se non me l’ha detto chiaramente, ho capito che si sentiva semplicemente sbagliata. E chi non lo è stato? Io ad esempio lo sono stata  – e lo sono ancora –  quando non mi sentivo abbastanza bella, abbastanza intelligente, abbastanza sicura di me per fare delle cose, quando in realtà bastava semplicemente cominciare. Ma pensavo di non valere nulla e per questo non le cominciavo nemmeno le cose che potenzialmente desideravo. Questa cosa mi tormenta ancora oggi che provo a reagire e so che da questa inquietudine non ne uscirò mai, è parte di me, anche se agli occhi degli altri sei bella, intelligente, brillante. Ultimamente mi sento dire :”tu non eri così”. Hanno ragione ma non starò qui a dirvi il perché, è una cosa ancora troppo personale che tengo dentro e che ogni volta che cerco di tirarla fuori si blocca un attimo prima, in quello spazio metafisico tra la pancia e il cuore, sta lì, dentro di me e urla. Spesso anche se mi trovo in mezzo alla gente mi esplode nel petto e devo fare finta di niente. Credo sia questa la mia inquietudine, la necessità che avrei di non pensare. Non c’entrano gli altri, o forse un pò si, certo, ma non è colpa di nessun altro all’infuori di me. E non è nemmeno una colpa. Ecco quello che ho detto a quella giovane donna che non sapeva dove andare e a tutte quelle donne che si sentono così io dico stancatevi di pensare che da qualche parte del mondo qualcosa di fantastico stia accadendo a qualcun altro perché da oggi devi essere tu la persona alla quale sta accadendo qualcosa di fantastico.

Pensare che quella persona, quel lavoro, quella cosa non sia quella giusta per noi: questa è la cosa giusta anche quando non si è all’altezza delle cose, l’importante è avere il coraggio di farle, il resto si aggiusta in corsa. 

Il Campanello

Passa sempre un pò di tempo prima di un nuovo post, imposto bozze qua e la che mi servono per mettere insieme i pezzi e tornare a scrivere, sono come quelle pause di riflessione che in gergo sentimentale si usano spesso e volentieri per mollare qualcuno.  A volte queste pause sono silenti nella coppia, non si dice ma in realtà nella testa i sentimenti cambiano che si stia “riflettendo” o no. La mia ultima pausa di riflessione non me la sono presa perché volevo mollare quella persona ma esattamente per il motivo opposto, volevo capire se il lui in questione avvertiva da parte mia che stava cambiando qualcosa che era la necessità di capire se fosse VERO AMORE. Lo so, è assurdo ma io sono fatta così: dolcemente complicata. In quel caso, dato che la relazione era arrivata a un punto in cui o la va o la spacca, cercavo di capire se ci fossero i presupposti per fare un Up Grade o lasciare perdere. Certo, direte voi, dal costruire al distruggere tutto c’è un abisso ma credo che sia proprio in quel momento che si decidono le sorti della relazione. Io nello specifico volevo capire se era una relazione passeggera (con la sua importanza comunque) e se dunque lo era al punto di dissolversi o crescere.  E così ho chiesto una pausa di riflessione. Il fatto che coincidesse con l’estate è stato solo un caso, giuro! Lo dico perché spesso d’estate ci si vuole sentire liberi, invece io ho passato l’estate ad aspettare un segno, un gesto, un’azione che mi avrebbe dato nuova linfa per portare avanti quel sentimento che c’era ma che sembrava essere diventato scontato. Quel Settembre ho dovuto constatare che era così e che non c’erano più i presupposti o la voglia di continuare. E’ stata un’interruzione volontaria, faticosa da digerire e tremendamente deludente. Alla delusione, nel tempo che è trascorso fra ripensamenti vari, sempre sottaciuti forse persino a me stessa, è subentrato il senso di colpa (quello proprio non riesci a zittirlo): avrò fatto la cosa giusta?  E se al posto della pausa di riflessione avessi spinto  verso l’Up Grade? Sinceramente penso che adesso, qui, vi starei raccontando la stessa cosa, cioè che nonostante l’aver provato a spingere verso un’emancipazione della storia, questa si sarebbe comunque risolta alla stessa maniera perché provarci, a volte, non sempre per carità, ma spesso è un pò come nel gioco dell’Oca, ti riporta alla casella precedente senza nemmeno passare dal via. In poche parole se una cosa deve andare in un verso non serviranno grandi manovre ma certo, non provarci nemmeno è da vigliacchi o forse è quel campanello d’allarme della parola FINE

Splendidi Vasi Comunicanti

Incontrare il compagno o la compagna della nostra vita risulta sempre più complicato. Più diventiamo adulti più si diventa “esigenti” che è un modo carino per dire EGOISTI.  Da quando siamo single soprattuto se lo siamo da diverso tempo, mettiamo subito le mani avanti avanzando pretese che nemmeno la pazienza di Giobbe riuscirebbe a sostenere e se non è così: non se ne fa niente! Oltre alle classiche cose, prima di tutto pretendiamo incondizionata adorazione, così, sulla fiducia, perché noi sappiamo chi siamo e quindi non abbiamo alcuna intenzione di cambiare, sono loro che devono impegnarsi a capire e se non ci riescono, fatti loro! 

Spesso la colpa è di tutto quello che è accaduto sino a quel momento nella nostra vita sentimentale e a “pagare il conto” di un altro però è la persona sbagliata, cioè quella povera sventurata che incontriamo nel nostro cammino. Spesso accade dopo una relazione importante che è ovviamente finita nel peggiore dei modi, ossia  spezzandoci il cuore in mille milioni di pezzettini. E allora si cambia! Si smette di essere disponibili, amorevoli, presenti. Si smette in pratica di amare fisicamente, di esserci sempre e ad ogni costo, nonostante tutto. Ho scritto amare fisicamente perché non è certo allontanandosi che è davvero finita ma aiuta, aiuta moltissimo – secondo me – lasciar andare.  

E così tutto quello che abbiamo patito in quella relazione dove secondo noi non siamo stati amati abbastanza, relazione alla quale abbiamo dato tutto e molto di più e dalla quale ne siamo usciti  svuotati, ci conduce a non ricadere in quello che banalmente è considerato lo stesso errore. Perché non pensiamo invece che abbiamo dato tutto alla persona”sbagliata”? che abbiamo commesso un semplice e quantomai frequente errore di valutazione? che ci siamo svuotati nel contenitore sbagliato?

Così capita che una persona fantastica ne conosce una ferita (che siamo noi) e la riempie delle proprie paturnie che ha poi convogliato in rigide regole che in realtà sta solo infliggendo a se stessa.  Svilire, avvilire ed infine appunto svuotare. Questi i passaggi seguiti, le istruzioni per rovinare tutto quando invece due contenitori comunicanti tra loro, potrebbero svuotarsi e riempirsi continuamente di emozioni. Si, ho appena citato parte della teoria dei vasi comunicanti, perché noi siamo splendidi vasi che possono farlo. 

 

 

Tanti Auguri a Me

Il primo dovere che ognuno di noi ha verso se stesso è essere se stesso. Se poi tieni un blog che hai deciso di trarre da una vita vera, l’obbligo è doppio.

Oggi è il mio 40esimo compleanno e tutto potevo aspettarmi tranne questo. A Venti pensavo che a Trenta sarei stata sposata, figli, famiglia, carriera, il mutuo e un cane. Poi arrivano i Trenta e pensi che non è ancora successo ma che entro gli Anta si possono aggiustare o risolvere delle cose. Poi arrivano anche quelli e ti rendi conto che le cose non succedono di decennio in decennio per un naturale scadere del tempo anche se sarebbe confortante. Lo ammetto, l’avevo immaginato questo “traguardo” se così si può chiamare, in maniera molto, molto diversa. E l’unica cosa a cui non avevo mai nemmeno lontanamente pensato è invece accaduta ed è una rinuncia che subisco ogni giorno, una rinuncia che devo sopportare con quella sorta di super potere comunemente chiamato resilienza, capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà. Piegarsi ma non spezzarsi. Eppure è da quel milione di piccolissimi pezzi fatti di profondissimo dolore che cerchi di risalire. Il dolore è il punto di partenza. Almeno per me è così. Il dolore ti nega futuro, continuità, sogni e desideri. Ti nega gli abbracci che ti mancano e quelli di cui avresti bisogno. Ti nega la gioia, ti fa credere che non esisterà più, per fare questo si serve dei ricordi, li mette in loop. Ti mette all’angolo, non ti da scampo né via d’uscita, vuole attenzione, tutta la tua attenzione al punto di svilirti. Fino a quando non gli parli. Sto provando a partire dal mio dolore, ognuno di noi ne ha uno, grande o piccolo che sia, esiste anche lui, non sottovalutarlo ma soprattutto non prenderti in giro. Per esperienza: è una tecnica che non funziona. Non provare a fare finta di stare bene, non provare a ridere o a far ridere, non sminuire, sdrammatizzare a tutti i costi la vita, è in quei momenti che si annida ferocemente, è lì che trova terreno fertile per insinuarsi, è lì che vuole stare, nella “tua” cortina di ferro dove da una parte c’è la confusione, la paura, la rabbia mentre dall’altra solo silenzio, silenzio e dolore.  

A Venti non potevo nemmeno pensarlo, a Trenta pensavo che le cose potevano solo andare meglio, a Quaranta… a 40 devo andare avanti insieme con le mie inquietudini ma grazie a Dio, non solo quelle. 

 

 

Gli Influencer AKA gli S-fashion della Vita

È appena terminata la settimana più importante per la moda: la Fashion week di Milano. Momento in cui la città si trasforma in una passerella a cielo aperto: super Top model e stilisti pronti a dettare legge di  stile e glamour a colpi di abiti, tessuti, accessori e acconciature. A me la moda piace sopratutto perché passa, proprio come diceva Coco, che aggiungeva: è lo stile quello che resta, ergo: create il vostro e stateci dentro senza farvi dire da nessuno come vestire o dentro a quale taglia stare (e difatti anche quest’anno le polemiche sulle modelle manichino non sono mancate). Ecco perché la moda mi potrebbe piacere anche di più: se veicolasse maggiormente messaggi e campagne di sensibilizzazione in tutte le stagioni. In passato è successo contro l’odio razziale o i disturbi legati all’alimentazione: chapeau!

Ma è lo s-fescion, ossia i “fuori sfilate”:  ad animare davvero le passerelle della vita. E così non è difficile trovare insieme personaggi e personaggi che poco hanno a che fare con il glamour e in questa combo di esibizionismo c’è quello che vogliamo tutti: il TRASH!!! Io sono stata alla fashion week, insieme a un saaacco di altra gente e senza invito e “il Grazie più grande goes to…” questi tizi, lì, i cosi, i Chiara Ferragni, gli influencer! Intendiamoci, non ho nulla contro questi giovani imprenditori digitali, ai quali riconosco e invidio l’abilità di sapersi vendere e di saperlo fare benissimo mentre io non so più nemmeno sorridere in una foto! ( è stato stravolto il concetto di ricordo, di momento, di Arte!!! Le foto sono divenute prestazioni in cui io mi sento sempre inadeguata, anche nelle foto fra amici, in vacanza, o semplicemente colti in un attimo di sorpresa. Mi auguro che questo non diventi un altro trauma di cui dovermi occupare in futuro

La cosa che mi fa impazzire è che gli influencer scelgono cosa indossare, quindi vestiti e accessori, li abbinano e si truccano, non per uscire ma per fare stories o scattare delle foto alle quali aggiungono pure i filtri!!! Una volta ho beccato una di queste che per un millesimo di secondo è stata “fuori filtro” ma era comunque carina, anzi forse più carina! eppure si ostinava a mettere il filtro “bellezza”, mah! Resta il fatto che gli influencer o gli S-fashion come li chiamo io, perché di fatto hanno sfasciato la moda e le tendenze, animano tutti i giorni di tutte le settimane dell’anno. Se non hai un profilo sui social, non temere! basta accendere la tv e ritrovarteli nei salotti del nulla a gridarsi addosso, insultarsi, rubarsi i/le fidanzati/e e di questo farne persino curriculum!!! mentre io che ho preso una laurea, ho conseguito due master e possiedo anni di esperienze alle spalle non riesco nemmeno o fidanzarmi! Si, perché gli/le           s-fashion sono motore di serie ripercussioni nella tua vita sentimentale, quella che ti sei costruita a fatica, sudando 7000 camicie pur di colpirlo con messaggini, argomentazioni interessanti e qualche minigonna…ma soprattutto con un profilo social pudico. Poi arrivano queste/i e si smutandano alla grande mentre tu posti foto mentre mangi il gelato con tua nonna. Si tenerissima, ma quelli, i ragazzi intendo, sono ovviamente molto più attratti dalla smutandata con filtro bellezza!!! Ci dobbiamo svegliare ragazze! E parlo a noi perché so che là fuori ci sono una serie di Caste Dive che non si meritano tutto ciò! Se prima pensavi di dover stare attenta che un’amica (per inciso: non è un’amica se ti ruba il fidanzato) ti rubasse ill fidanzato, oggi: OCCHIO ALLE INFLUENCER!!! Non ci credete? Nemmeno io ci credevo fino a quando ho letto di questo studio condotto da Opinium Research tra il 18 e il 31 maggio 2021 che ha preso in considerazione un campione di 15.682 persone in 25 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Italia, Germania, Spagna, Danimarca, Paesi Bassi, Cile, Messico, Argentina, Brasile, Colombia, Perù, Giappone, Russia, Turchia, USA, Repubblica Ceca, Ungheria, Sud Africa, Austria, Singapore, Vietnam, Australia ed Emirati Arabi Uniti.

Secondo quanto emerso circa la metà (43%) degli utenti italiani di social media, ritiene che gli influencer costituiscano “una fuga dalla realtà”. Il 19% degli italiani ritiene di sentirsi “amico” degli influencer che segue e circa il 26% invia messaggi privati ai personaggi che segue sui social. Nonostante la natura in gran parte virtuale di queste relazioni, il 28% degli utenti italiani di social media ha affermato di aver incontrato alcuni influencer anche nella vita reale. Questo tipo di relazione, definita “unilaterale” è in grado di influenzare in vari modi la vita delle persone: quasi la metà degli intervistati italiani (48%), infatti, ha affermato di imparare nuove cose dagli influencer che segue in aree come salute, hobby, lifestyle e notizie. Il 13% afferma di essere addirittura “dipendente” dai contenuti degli influencer mentre solo il 4% dichiara di provare un senso di “vuoto” quando non interagisce con il proprio influencer preferito.

Amiche, se state ancora pensando che la vostra/o vicino o la collega o il/la barista sotto casa, possano attentare alla vostra relazione non vi sbagliate ma non dimenticate gli/le s-fashion. La nuova frontiera delle corna sono loro, nelle chat dei Social!!! Non solo perché sono facilmente abbordabili, molto di più di quanto pensiate, ma è anche molto meno pericoloso dato che non c’è scambio di numeri di telefono che possano spingerli  a rovinarvi la vostra vita senza filtri.

 

Il Colpo di Fulmine

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Voi ci credete? Vi è mai capitato? È durata? Insomma il colpo di fulmine esiste o non esiste? È una infatuazione momentanea? Come riconoscerlo e, semmai, evitarlo? Non lo so. A me è successo due volte nella vita, mi sento piuttosto fortunata in questo senso perché sono state le due volte in cui forse mi sono davvero innamorata, forse. Ve lo dico subito: non è durata e forse in tutti e due i casi per lo stesso motivo, eravamo persone non ancora risolte. Io sicuramente, l’altro più di me. La prima volta avevo circa trent’anni ma le lo ricordo come se fosse ieri, non perché sia passato così tanto tempo ma perché è ancora un’ emozione molto viva in me che vorrei provare ancora e ancora più forte, nonostante il “fallimento” delle due volte precedenti. Speriamo dunque che come si suol dire non c’è due senza tre e magari è pure l’ultima volta!!!

La seconda qualche anno fa ma non vi racconterò i dettagli, per il rispetto della privacy dell’altro, nonostante ne abbia scritte di peggio (vedi Il Mio San Valentino – da leggere o rileggere!!!), e poi perché dato che sono una timida orgogliosa non mi va che lo sappia, soprattutto perché non credo nemmeno che l’abbia mai capito quanto sentimento provassi, questo mi dispiace, per lui. Di una cosa sono certa: è stato vero. Cioè secondo me il colpo di fulmine è una roba che ti scuote così tanto che riesce a raggiungere parti di te, del tuo corpo e della tua anima che deve essere vero per forza, perché tutti ma proprio tutti i sensi e gli organi sono coinvolti e si mescolano fra loro che non capisci più dove comincia il cuore e dove finisce quel briciolo di materia grigia che pensavo di avere conservato per le occasioni come queste. Una cosa è certa: è la cosa più vera che ti possa capitare nella vita. Innanzitutto perché è davvero inaspettato poi perché non è scientifico, quante volte avete riconosciuto delle qualità che desideri nella persona che ti fa il filo ma niente, non ti piace, eppure è paziente, amorevole, dolce per averne uno con il classico stronzo menefreghista, egoista, narciso, irrisolto e irrisolvibile? Io ho smesso. Desidero una persona adulta dentro e fuori e non so se sarà un colpo di fulmine ma sarebbe bellissimo se accadesse così

In questo momento comunque, almeno per me, altro che colpo di fulmine, ci vorrebbe un gran colpo di CXXO!!! lasciatemelo dire, perché incontrare una persona e innamorarsene immediatamente senza conoscerla, senza sapere com’è, così, con uno sguardo è davvero una gran fortuna e restarne innamorati è proprio culo. E allora auguro a me e a tutte le romantiche mille milioni di colpi di fulmine, tutti con la stessa persona.